Un anno di mostre dei sindacati regionali   (Pagine 0 )      Fonte : Dedalo - Rassegna d arte diretta da Ugo Ojetti, Milano-Roma, 1929-30

{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Book Antiqua;}} \viewkind4\uc1\pard\f0\fs24 UN ANNO DI MOSTRE DEI SINDACATI REGIONALI \par \~ \'c8 con l'anno 1929 che si pu\'f2 dire abbia preso sostanza concreta di fatti, nei riguardi delle esposizioni, l'organizzazione sindacale fascista degli artisti. Sar\'e0 interessante quindi dare uno sguardo complessivo ai resultati ottenuti. Ma prima due parole sui precedenti che hanno preparato e reso possibile l'ordinamento artistico finalmente attuato. \par \par Nel 1922 a Firenze un piccolo nucleo di artisti fondava la \'abCorporazione delle arti\'bb. Mirava essa a ravvicinare artisti ed artigiani a fine di ritrovare in una comune e concorde collaborazione, quell'unit\'e0 di lavoro onde altra volta si svilupparono grandeggiando i nostri stili nazionali. ll tentativo era generoso, ma prematuro. Tuttavia non fu inutile, perch\'e9 quel nucleo di artisti non si sciolse pi\'f9 totalmente, e quando venne l'organizzazione sindacale attuata dal fascismo, esso rispose all'appello costituendo le basi migliori al nuovo inquadramento. Il Sindacato delle Belle Arti pot\'e9 cos\'ec s\'f9bito avere a Firenze una vita fattiva, mentre nelle altre citt\'e0 d'Italia cominciava appena a nascere. E a provarlo restano le tre esposizioni fiorentine del '25, del '26 e sopratutto quella del '27 che per prima assunse ufficialmente il titolo di Esposizione del Sindacato Toscano sotto la presidenza onoraria dell'on. Giuseppe Bottai, ministro oggi delle Corporazioni, allora sottosegretario del Ministero stesso, animatore sempre coraggioso delle giovani energie artistiche. \par Ma questa esposizione oltre ad essere stata d'esempio con il proprio regolamento a quelle che dovevano poi seguire, ebbe importanza per un altro fatto: che, facendo parte per s\'e9 stessa, anzich\'e9 associarsi ad altre manifestazioni artistiche cittadine, difese l'indipendenza e il primato del Sindacato come espressione del Regime, e sostenne il principio che esclusivamente al Sindacato si dovesse attribuire il compito delle Mostre locali e regionali. Principio che nell'anno seguente, 1928, pur non essendo anc\'f3ra ufficialmente adottato, e malgrado la resistenza delle vecchie societ\'e0 promotrici di esposizioni, venne in pratica applicato, prima sempre a Firenze con la seconda Mostra regionale del Sindacato, e poi a Palermo e a Trieste. Sicch\'e9 infine, con la raggiunta costituzione indipendente della Confederazione nazionale fascista dei professionisti ed artisti sotto la presidenza dell'onorevole G. Di Giacomo, e con l'entrata di C. E. Oppo, Segretario nazionale dei Sindacati degli artisti, in Parlamento, tale principio trov\'f2 i pi\'f9 validi e sagaci sostenitori e venne per legge definitivamente riconosciuto. \par \par Questa in succinto la storia delle vicende che hanno condotto alla vasta fioritura di Mostre regionali nell'anno 1929, e con queste alla creazione di un nuovo stato di fatti, di un nuovo ordinamento artistico, che reca il suggello di quel senso della disciplina e gerarchia impresso dal Fascismo a tutte le attivit\'e0 nazionali, anche nel campo sembrato fin qui meno suscettibile di norme: nel campo dell'arte. Al quale proposito anzi sia concesso a me, che tali vicende ho intensamente vissuto, concorrendovi e accompagnandole nel loro difficile corso, affermare, ad onore degli artisti, che pochi cittadini hanno altrettanto sentito il valore ideale e pratico dell'inquadramento cui con qualche sacrificio venivano chiamati, e si sono con altrettanta fede inseriti nel gran movimento nazionale dei Sindacati. Essi hanno cio\'e8 compreso che le Esposizioni, in quanto costituiscono il mezzo normale di contatto fra produttore e consumatore, non potevano n\'e9 dovevano sfuggire ad una organizzazione professionale di classe, ed hanno superato qualunque divergenza d'ordine estetico, per il raggiungimento di un fine superiore ai singoli interessi individuali. \par \par Come? I regolamenti che sono pi\'f9 o meno tutti del medesimo tipo, aprono le porte delle mostre agli artisti sindacati e non sindacati, stabilendo solo talvolta qualche lieve vantaggio nella tassa di iscrizione e nelle percentuali di vendita a favore dei primi. La giuria funziona con l'obbligo a tutti di sottomettervisi senza privilegi d'invito, e si compone di artisti di varie tendenze, dai pi\'f9 vecchi ai pi\'f9 giovani, purch\'e9 sempre operanti in una linea d'arte nobile. Solo nella disposizione delle opere una certa distinzione fra le due correnti, quella continuatrice dell'ottocento e quella iniziatrice del novecento viene, per necessit\'e0 evidenti di buon ordinamento, adottata. E quanto ad acquisti e premi essi vanno imparzialmente distribuiti fra i pi\'f9 meritevoli, con qualche maggiore incoraggiamento per\'f2 verso le buone promesse novelle che le mostre rivelino. \par \par Questo \'e8 l'unico punto sul quale occorra anzi qualche chiarimento, che risponda a sospetti di preferenze partigiane. Il Sindacato degli Artisti \'e8 una forza giovane e nuova, e come tale nelle dodici regioni in cui ha le sue diramazioni, si \'e8 alimentato, prima di altri, dai giovani venuti su dalla guerra e dal Fascismo. Gli artisti gi\'e0 fatti e gi\'e0 noti, un po' perch\'e9 cresciuti in altre idee, un po' perch\'e9 meno bisognosi di sostegno, sono stati pi\'f9 lenti e guardinghi nell'iscriversi; e se lo hanno fatto, \'e8 stato con riserve, sia pure non palesi. Tutto ci\'f2 \'e8 unmano, ed \'e8 anche fatale che conduca a qualche inconveniente, che il tatto dei dirigenti deve superare con leale franchezza. Ma con la stessa franchezza bisogna riconoscere che le forze stesse artistiche politiche e sociali donde il Sindacato \'e8 sorto, lo hanno preparato ad esser tutto teso verso l'avvenire, verso la messa in valore delle generazioni ultime, n\'e9 quindi gli si pu\'f2 far appunto degli incoraggiamenti, che pur onorando i maestri come ha fatto a Firenze con la mostra di Francesco Gioli e a Roma col premiare Panini e La Spina e a Palermo ordinando tutta una retrospettiva siciliana, porge particolarmente ai giovani. \par \par E veniamo alle singole mostre, in ordine di tempo. \par \par Milano. - Quella di Milano apr\'ec la stagione invernale nel novembre-dicembre 1928 occupando tutti e due i piani del Palazzo della Permanente, sotto la direzione del Segretario regionale Esodo Pratelli, con circa trecento opere. Non poteva costituire rivelazione di un'arte o di movimenti poco visti, data la larga rappresentanza che i lombardi avevano pochi mesi prima avuto alla Biennale, e la frequenza delle mostre individuali in Milano stessa. Ma conferm\'f2 l'estendersi alla massima parte dei pittori, scultori e incisori lombardi che vi apparivano per la prima volta, di quell'indirizzo coraggiosamente innovatore recato a Milano prima dal gruppo di Tosi, Wildt, Funi, Salietti, Sironi, Carr\'e0 e Marussig, e ripreso poi, per fare alcuni nomi. da Pratelli, Tozzi, Lilloni, Barbieri, Ghiringhelli, Montanari, Bracchi, Canegrati, Carpanetti, Monti, Borra, De Amicis ed altri. \par Quale sia questo indirizzo non occorre ulteriormente spiegare, n\'e9 in una breve rassegna come questa si potrebbe. Basti il rilevarne l'intento sopratutto costruttivo e plastico, tanto nel paesaggio come nella figura, ottenuto per\'f2, e questa \'e8 la sua caratteristica principale, non per mezzo di una accentuazione lineare, bens\'ec con una intensificazione chiaroscurale e cromatica, tutta pittorica nel tocco e nel tono. Indirizzo ben lombardo insomma, e per quanto certe brutalit\'e0 possano farne dubitare, cremoniano e goliano sempre, almeno nello spirito. S'intende che innumerevoli sono le sfumature di esso secondo che fiorisca sotto le mani di Carpi o di Prada, di Steffenini o di Scattola, se si voglia seguirlo fin sui margini pi\'f9 lontani, o rintracciarlo sulle tele dei pi\'f9 giovani dalla Consolo a Del Bon. Ma in sostanza una parentela regionale tra tutti questi artisti v'\'e8. E ci\'f2 giustifica la compattezza ormai raggiunta dal Sindacato Lombardo e giustifica l'attesa di un suo sviluppo immancabile di scuola, oltre che di organizzazione. \par \par Roma. - Aperta nel marzo 1929, sotto la presidenza effettiva dell'On. C. E. Oppo, nel Palazzo di Via Nazionale, accolse circa cinquecento opere. Pi\'f9 numerosa in complesso, di tutte le altre, e pi\'f9 ricca di mostre personali, come si conveniva alla capitale e alla sede della Segreteria nazionale dei Sindacati, pi\'f9 ampia anche come raggio di adesioni salendo essa, e con larga partecipazione, ad Antonio Mancini e a Giulio Aristide Sartorio Accademici d'Italia, a Pazzini e a La Spina, \'e8 stata l'unica che ha avuto l'onore di ripetute visite dal Duce, e che ha raggiunto le vendite pi\'f9 numerose ed elevate. Il maggior successo quindi, morale e materiale del Sindacato tutto. \par \par Artisticamente il suo merito principale \'e8 stato quello di sgombrare il campo dell'arte romana e laziale dalla tanta mediocrit\'e0 commerciale da cui le mostre dell'Urbe erano per il passato irrimediabilmente compromesse. Ha dimostrato cos\'ec quale opera risanatrice i Sindacati regionali possano compiere pur senza cadere in esclusioni di parte, anzi raccogliendo il merito dovunque e comunque manifesto. Infatti oltre i maestri pi\'f9 su ricordati, il nucleo romano nella piena maturit\'e0 del talento era tutto presente, da Oppo, Ferrazzi, Santagata, Bartoli, Sobrero, Socrate, Bertoletti, Barrera, Trombadori, Guerrini, Donghi, Guidi, Cucchiari, Colao, Carbonati, Bocchi, dalle signore Piacentini e Cecchi, a Dazzi, Selva, Riccardi, Prini, D'Antino, Cataldi, Biagini, Ruggeri, Brozzi, Drei, Martini, Morbiducci, Nicolini. Ed accanto a loro erano dei giovani e giovanissimi come Frateili, Mafai, Ciucci, Di Cocco, Ceracchini, Francalancia, Janni e altri, testimoni della nuova vitalit\'e0 dell'arte a Roma. \par \par Per la quale, se di un indirizzo unitario non s'era ancor potuto parlare, anche perch\'e9 le varie provenienze dei nomi ricordati recaglorioso manipolo de' Macchiaioli che ha fatto recentemente apprezzare la pittura toscana nelle massime esposizioni italiane. Tendenza che nel gruppo \'abdei Selvaggi\'bb, capitanato da Ardengo Soffici, Rosai e Lega, assume un tono polemico pi\'f9 accentuato; che nell'altro gruppo di cui sono massimi esponenti Bacci, Vagnetti, Pucci, Dani, Ferroni, De Grada, Colacicchi, Pejron, Pozzi, Bernardi, Bramanti, trova un maggior equilibrio; e che in alcuni indipendenti come Ghiglia, Costetti, Magnelli, Tealdi, Giachetti, Muller, Moschi, rende note personali di indubbio valore. \par \par Altri gruppi riflettono caratteri peculiari alle minori citt\'e0 toscane e la grande diffusa molteplicit\'e0 d'ingegni proprio della regione, la pi\'f9 ferace forse artisticamente d'Italia. Ma per la loro conoscenza val meglio riferirsi alle mostre provinciali che il Sindacato ha promosso e tenuto nei vari capoluoghi, per stimolare dappertutto e inquadrare gli artisti. Ecco infatti Livorno che, accanto a Nomellini, Tommasi, Natali. Lomi, Vinzio, Gemignani, Romiti, ci fa apprezzare in Guzzi, Zanacchini e Servolini delle ottime promesse; Lucca ove al nucleo raccolto da De Servi si aggiunge ora quello minuscolo ma valoroso di Barga con Magri, Cordati e Balduini; Arezzo cui ben s'addice l'intimit\'e0 di un Toschi; Siena resa dal fervore di Neri un centro vivo d'arte, sopratutto con la scultura sapiente di Corsini, Consorti, Martelli, e quella ingenua del boscaiolo Sani; Empoli cui Cecchi, Alessandrini, Tuti, Cioli, Vincelle ed altri vanno dando buon alimento d'arte; e infine Pistoia che conta forse i pi\'f9 vigorosi virgulti della regione nello scultore Marini, nei pittori Caligiani, Bugiani, Mariotti, Cappellini, Bertolli, Pierucci e nell'incisore Chiappelli. \par \par Troppi nomi forse, senza aver lo spazio di dir di ciascuno, e con omissioni dovute alla necessit\'e0 d'esser breve. Possa questo dare un idea dello sviluppo anche qui recato dall'organizzazione sindacale. \par \par Palermo. - \'c8 qui che nella primavera dell'anno scorso con le trecento opere scelte e riunite da Pippo Rizzo segretario del Sindacato Siciliano in alcuni locali del Teatro Massimo, si \'e8 avuta la maggiore sorpresa, e sono apparse le migliori rivelazioni. Perch\'e9 s'\'e8 visto come nel silenzio dell'isola, donde da anni non giungevano alle esposizioni che nomi ormai anche troppo noti, si fosse andata preparando tutta una messe di giovani eccezionalmente dotati: Giarrizzo, Bevilacqua, Raitano, Lazzaro, Schiet, Amorelli, Faja, Catalano per nominare solo alcuni dei pittori, Delisi, Bonfiglio, Bertolino, scultori, e l'incisore Bartolini, tutti avviati verso un'arte salda, vigorosa, costruttiva, moderna nel miglior senso della parola. Quando si colleghino questi nomi a quelli di Campini, Guarino, Pulvirenti, Trombadori, che gi\'e0 avevano varcato le rive della Sicilia, si comprender\'e0 quale merito sia per il Sindacato aver fatto vegetare un terreno che pareva, erroneamente, inaridito. \par \~ \par \~ Napoli. - Lo stesso si pu\'f2 dire di Napoli, ove Pietro Barill\'e0 segretario del Sindacato Napoletano ha ordinatamente esposto nel medesimo periodo circa trecento opere nei locali di un nuovo edificio scolastico a Posillippo, raccogliendovi sia gli artisti gi\'e0 pi\'f9 esperti e noti come Volpe, Irolli, Casciaro, Scorzelli, Viti, Balestrieri, Galante, De Corsi, Villani, Fabbricatore, Ciardo, e dando alla scultura di Gatto e di Veroli e De Val tutta una sala; sia i men noti e pi\'f9 giovani e pi\'f9 promettenti come Aiello, Crisconio, Giordano, Striccoli, De Angelis, Chiancone, Tomai, Puchetti, nomi che certo verr\'e0 presto occasione di ripetere, come di coloro cui si affida ormai la novella fioritura artistica napoletana. \par \par Quello che intanto importa sin d'ora notare, \'e8 che quasi tutti questi giovani tralasciando la facile veduta paesistica, tornano alla figura umana con gli stessi intenti di costruttivit\'e0 notati cos\'ec a Milano come a Palermo. E ci\'f2 costituisce il miglior segno del mutamento recato anche a Napoli dal Sindacato. \par \par Torino. - Con una Mostra di ben seicento opere, presentate anch'esse nella primavera 1929 nel padiglione della Societ\'e0 di Belle Arti al Valentino, da Michele Guerrisi Segretario del Sindacato Torinese, si torna in contatto con artisti e indirizzi gi\'e0 noti, tanto che possiamo limitarci alla menzione soltanto dei gruppi pi\'f9 significativi. I quali, diciamolo s\'fabito, s'imperniano sulla personalit\'e0 dominante di Casorati. Insieme infatti vediamo Chessa, Menzio, Levi, Paolucci, Galante, i quali da lui hanno preso le mosse e sono oggi in prima fila, e accanto la Maugham, Marchesini, Bonfantini, Bionda ed altri giovanissimi che formano la sua seconda mandata. N\'e9 bisogna dimenticare Valinotti con la sua sala, Grande, Morando, Boetto, Daebate, Damilano, Quaglino, Rustico, Cremona, pittori, e gli scultori Berrone, Borelli, Ravazzi, Cerrato, i quali tutti partecipano in qualche modo al serrato senso di definizione e sintesi tonale che Casorati da anni va perseguendo. \par \par Infine l'esposizione si riattaccava alla tradizione artistica in cui sinora si era impersonato il Piemonte, a traverso le opere qui presenti di Leonardo Bistolfi, Rubino, Manzone, Alciati, Montezemolo, Biscarra, Bosia, Reviglione, Canuti, Durante, Micheletti. Cos\'ec essa dette, con decoro e compiutezza tra le migliori, un quadro riassuntivo dell'attivit\'e0 del Sindacato torinese. \par \par Padova. - \'c8 stata la sede durante l'estate della Mostra Triveneta in quanto ha raccolto nella Casa dei Sindacati le opere degli artisti dei Sindacati di Padova, Venezia e Trieste, in numero di 400 sotto la direzione di Paolo Boldrin Segretario del Sindacato di Padova, coadiuvato da Riccardo Nobili Segretario di quello di Venezia, assicurandosi l'intervento dei maestri Milesi, Brass, Laurenti, Chitarin e Wolf Ferrari. \par \par La prima constatazione da fare era la diversit\'e0 d'indirizzo manifesta tra i pittori della laguna e quelli della terraferma. I primi, tutte squisitezze impressionistiche; gli altri, a seconda dei luoghi, diversi, ma comunque in cerca di affermare piuttosto qualit\'e0 di volume e di corposit\'e0. Bene perci\'f2 \'e8 stato radunare in una sala, o il pi\'f9 possibile vicini i veneziani Seibezzi, Villa, Tuti, Ravenna, Minassian, Orefice, Scarpa, Croce, Lavagna, Davenezia, Pasinetti, delicati paesisti sulle orme tutti di Semeghini; in una altra i padovani Lazzaro, Murato, Mazzacurati, De Poli, Romaro, Dal Pr\'e0, e Palazzi a Padova stabilito, che sono invece figuristi, i pi\'f9, solidi e senza morbidezze; in un'altra anc\'f3ra i vicentini Potente e Stefani, cui le nitide definizioni disegnative del conterraneo Oppi fanno un posto un po' a parte; ed in un'altra i veronesi Farina, Pigato e poi Vitturi, Menato, Nardi, incisivi, in generale, e analitici osservatori. \par \par Ma dire di tutti parte a parte ci porterebbe troppo in lungo, mentre altri nomi vi sono da non passar sotto silenzio, Mauroner e Silvestri, Cagnaccio e Fioravanti. Strazzabosco e la Selvatico Estense, ed anc\'f3ra tanti altri che attestano la vitalit\'e0 dei Sindacati veneti. E per\'f2 ci sia concesso venir senz'altro alla successiva mostra della stagione ove ritroveremo molti qui gi\'e0 comparsi. \par \par \~ \~ Trieste. - La sua Mostra ha radunato di nuovo in un centinaio di opere ben disposte nel padiglione ai Giardini Pubblici, gli stessi artisti che gi\'e0 l'anno scorso Edgardo Sambo Segretario del Sindacato Triestino aveva presentati nella Mostra sindacale d'allora. Ed \'e8 stato un piacere ritrovare questi giovani pi\'f9 sicuri di s\'e9 e pi\'f9 avanti nella via delle ricerche, anche qui di concretezza plastica, conformemente all'indirizzo dominante. Sbis\'e0, Nathan, Stultus, Lucas, Finazzer, Lannes, Cernigoi, Levier, le signorine Fini e Fondra, Settala e Marchig da Firenze, Pilon e De Finetti da Gorizia, Dall'orso e Giampaoli da Udine, e gli scultori Asco, Maschermi, Montececon, Gors\'e8, accanto a un altro giovane di gran valore scomparso immaturamente a Parigi, Enrico Fonda, sono stati i nuovi o i meno noti ai quali si \'e8 volta l'attenzione desiderosa di cogliere le personalit\'e0 e le correnti in formazione. Personalit\'e0 e correnti assai diverse tra loro e diversissime da quelle dei Flumiani e dei Grimaldi che gi\'e0 tennero a Trieste il primato. Ma, appunto per questo, testimonianza viva di un fervore e di un rigoglio pieno di promesse, donde il Sindacato potr\'e0 trarre ottimi frutti. \par \par Bologna. - Ultima, infine, la Mostra del Sindacato Emiliano-Romagnolo, curata dal segretario regionale Giovanni Guerrini nel Palazzo Sampieri in Bologna, con 182 opere. Per la vasta zona che fa capo a Bologna, \'e8 stata la prima da molti anni riassuntiva di una attivit\'e0 artistica locale, sino ad ora frazionata in cenacoli senza risonanza, e per\'f2 in gran parte ignorata o misconosciuta. All'infuori infatti di Morandi, Romagnoli, Pizzirani, Fioresi, Corsi, Protti, la pittura bolognese non contava altri nomi di giovani, per un verso o per l'altro, in grado maggiore o minore, apprezzabili. Ma qui, vicino a questi maggiori, ecco farsi avanti Saetti, Bertocchi, Marzocchi, Corazza, Colliva, Cervellati, Gentilini, De Marchi, Caravita, Montanari, Stoppani, Giacomazzi, Giacomelli, Bertelli, e gli scultori Boari, Pini, Tomba. Non tutti, s'intende, della medesima levatura, ma, anche i minori, dotati d'una scioltezza saporita e, oserei dire, carnosa che ben risponde a tradizioni tipiche della regione. Scioltezza che nei migliori diventa senso pittorico sano, largo, lieto. Quanto diverso dagli insegnamenti posti dallo stanco esempio di un Maiani e degli altri che tennero per il passato il campo a Bologna. \par \par Avviata a questo rinnovamento, l'arte emiliano-romagnola potr\'e0 da Modena a Ravenna, da Parma a Ferrara, da Reggio a Forl\'ec, aspirare a traverso il Sindacato a quel riconoscimento che ormai s'\'e8 saputa meritare. \par \par Il desiderio di presentare con fedele obiettivit\'e0 i resultati di un anno di esposizioni regionali, del primo anno, si pu\'f2 dire, di piena attivit\'e0 del Sindacato nazionale fascista Belle Arti, e la necessit\'e0 di contenere s\'ec vasta materia entro i limiti di un articolo, mi hanno condotto ad una certa aridit\'e0 e sommariet\'e0 di spunti critici, troppo infarciti forse di elenchi. Lo scritto ha preso un po' l'aria di una relazione, Dedalo me lo perdoni, ufficiale! E mi perdonino gli artisti degli avvicinamenti che riflettono pi\'f9 la natura costituzionalmente egualitaria del sindacalismo come organizzazione di classe, anzich\'e9 le distinzioni individuali che reggono le esposizioni e che sono nel mio pensiero. Ma a dare il quadro generale di una materia del tutto nuova non si poteva fare altrimenti. o per lo meno non ho saputo far meglio. Il lettore, se non altro, avr\'e0 sottocchio il movimento artistico italiano, quasi in una sola esposizione nazionale, in un anno che invece non ha avuto una grande esposizione riassuntiva; in un anno, si pu\'f2 dire, di analisi condotta regione per regione, in profondit\'e0, come un censimento della quantit\'e0 e un primo vaglio della qualit\'e0. Poich\'e9 senza la prima, senza il numero, nemmeno in arte si pu\'f2 avere la seconda. Occorre aggiungere che senza la preparazione spirituale e pratica del Fascismo e senza la costituzione dei Sindacati tutto ci\'f2 non poteva avvenire, e gli artisti non potevano venir messi alla prova come organizzatori, che \'e8 quanto dire resi coscienti dei propri doveri e diritti? \par \par Genova. - Ultimo in ordine di tempo, ma non di merito, anche il Sindacato degli artisti liguri ha aperto sotto Natale la sua Mostra: mostra che ha assunto il carattere di un vero avvenimento cittadino, poich\'e9, grazie all'interessamento del Podest\'e0, ha servito di occasione per creare appositi e signorili locali d'esposizione in Palazzo Rosso, e poich\'e9, grazie alla buona preparazione del Segretario del Sindacato Barabino, \'e8 riuscita a condensare in duecento opere quanto di meglio poteva dare la Liguria. \par Tutta la Liguria infatti concorse allineando, accanto ai suoi artisti maggiori d'et\'e0 e di fama come De Albertis, Prini, Baroni, Falcone, Dodero, Gaudenzi, Discovolo, una folta schiera di giovani ai quali la via \'e8 stata aperta dal fervore dei Santagata e Grosso, dei Martini e Messina: artisti che, operando non solo a Genova ma anche a Roma o a Milano, hanno saputo tener desto l'interessamento per quanto di vivo e di meglio si faccia o si studi nei maggiori centri. Ed ecco come si spiegano le maniere varie, e pur tutte curiose di ricerche prettamente attuali, di Saccorotti, Peluzzi, Amighetti, Rambaldi, Patrone, Bassano, Gambetta, Ratera, Collina, Mazzini, Motta, dei Gagliardo, pittori, e degli scultori Galletti, Vassallo, Cuneo, Micheletti, Berrone, Frassoni e Alfieri. Si pu\'f2 dire che, con questi nomi e con qualche altro, di cui come per le altre Mostre ci sar\'e0 scusata l'omissione, \'e8 tutto un nucleo di forze sin qui ignorate che viene a costituire l'inizio di una vera e propria scuola ligure d'oggi, sotto gli auspici del Sindacato. \par Ed \'e8 significativo il fatto che con codeste forze anche a Genova ritorna in onore il quadro di composizione, di figura, di natura morta, riassunte in rapide sintesi costruttive, segnando cos\'ec un distacco netto dall'ubbidiente e puntuale e analitica fedelt\'e0 visiva del paesaggio degli ultimi epigoni dell'ottocento, pur qui degnamente presenti nelle tele di Craffonara, Maragliano, Figari, Montanella, Schiaffino, Cominetti e del savonese Gallo che con il suo fare inconsciamente alla Utrillo \'e8 un po' la scoperta della Mostra. \par \par Tirare le somme di questa lunga rassegna \'e8, mi pare, superfluo, tanto i fatti accennati, sia pure di volo, sono di per s\'e9 stessi eloquenti. Anche se in essa manchi parola della Mostra del Sindacato Sardo, l'unica che non ho visitata, una conclusione \'e8 certa: che lo sviluppo rapidissimo e fattivo dell'organizzazione sindacale sta a dimostrare qual favore essa abbia incontrato e quanto fervore abbia sollevato e rivelato. Di ci\'f2 bisogna dar merito prima di tutti al supremo reggitore della cosa pubblica, ministro sino a ieri delle Corporazioni, al Ministro Bottai suo primo collaboratore e, nel campo sindacale, agli On. Di Giacomo e Oppo particolarmente. Essi, rendendo possibile l'attuazione del vasto programma, con l'aiuto morale e materiale della direzione e dell'acquisto delle opere giovani pi\'f9 significative, per un totale di 150.000 lire, hanno assicurato alle Mostre regionali un avvenire che le novelle prove dimostreranno quanto sia per essere benefico all'arte contemporanea italiana. \par \par Ma, per aiutare questa raccolta di buoni frutti, sia consentita una proposta intesa a trarre di anno in anno conclusioni precise dall'insieme delle Mostre: possono le opere pi\'f9 notevoli di ogni Mostra regionale esser riunite in una unica esposizione a fin d'anno in Roma, con la pubblicazione di un catalogo che contenga un cenno succinto delle varie Mostre, e la riproduzione delle opere inviate a questa Mostra collettiva. Credo che nessun premio potrebbe essere ai vari espositori pi\'f9 caro, e che nulla potrebbe meglio dare ai compiti organizzativi educativi ed artistici dei Sindacati, un suggello pi\'f9 alto di utilit\'e0 nazionale per il fascismo. \par ANTONIO MARAINI\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~ \par \~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~ \~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~ \~ \par }